Ep.5 Arx Captiva

Feb 01, 2023



Quella mattina il sole era stranamente freddo, nonostante splendesse con la solita intensità di tutti gli altri giorni di quella primavera che aveva impiegato tanto ad annunciarsi ma che poi era esplosa copiosa nel colore delle foglie degli alberi e nel canto degli uccelli. 
Il rumore delle zappe che cominciavano a lavorare, delle ruote dei carri già pronte a calpestare il fango e dei bambini cacciati fuori di casa a male parole subito dopo la colazione si mescolavano nell'aria fresca e carica di aspettativa di quel giorno di marzo. Le grida dei mercanti che caricavano e scaricavano le loro casse nella piazza, il rumore metallico e instancabile degli arnesi di Gilius l'armaiolo, alcune donne che conversavano e ridacchiavano raccogliendo acqua dal pozzo, tutto dava a pensare che quella sarebbe stata una giornata come tutte le altre, magari un po' ripetitiva, persino un po' noiosa.

Eppure il decano del villaggio qualche giorno prima aveva detto che qualcosa di tremendo era in agguato. Qualcosa di unico, di terribile e di mai visto, qualcosa che avrebbe sconvolto le vite di tutti.
Nonostante ciò, specialmente i più giovani avevano alzato le spalle considerando quel monito come il vezzo di un anziano legato a superstizioni che nulla avevano a che spartire con la realtà. L'unico che sembrava volergli dar retta era il sindaco, messer Picchio, ma tutti sapevano che messer Picchio era un po' svitato (o per dirla con le parole dei dottori che lo avevano in cura: "Se gli fate fare il sindaco, i veri pazzi siete voi"). Dopotutto, la cosa che tutti temevano di più non erano i deliri di un vecchio chierico, ma che quell'anno il frumento non avrebbe reso come nelle annate precedenti e si temeva ancora di più che questo avrebbe portato a un aumento dei prezzi. Inoltre le continue scorribande dei predoni Katham ai confini dell'impero Thble Cksabba promettevano altre impietose tasse per proteggerne i confini, tasse che gli esattori di Metalikana non avrebbero avuto difficoltà a imporre ai cittadini di piccoli e modesti borghi della zona circostante quali Melassamorta, Acqualorda o, eccoci arrivati al punto, Arx Libera.

Quello era il nome del piccolo villaggio di cui parliamo: Arx Libera, un laborioso e modesto paesino situato tra le montagne, tirato su mattone per mattone in barba alla povertà, al freddo, alle carestie, alle guerre, con un nome atipico che ne caratterizzava il carattere e il desiderio indomito di libertà.

Come stavamo giusto dicendo, quella mattina non sarebbe stata una mattina qualunque per i suoi abitanti: avvenne tutto in pochi attimi e per molti la tentazione fu quella di fare gli gnorri e tornare alle proprie attività per non passare poi per già ubriachi di primo mattino; il sole si tinse di viola per poi sparire nel nulla lasciando un cielo dello stesso colore e l'aria smise di vibrare come se improvvisamente l'intero villaggio si fosse trovato dentro un ambiente chiuso. Quando i primi cominciarono a gridare dalla paura fu chiaro che le porte della città non davano più sul bel paesaggio che aveva sempre circondato Arx Libera ma incorniciavano invece macabre scalinate che conducevano chissà dove, come in un incubo deforme, senza spiegazione, senza senso.

Tutti quanti, ma proprio tutti, si ritrovarono nella piazza principale, chi impaurito, chi già impugnando le armi non si sa bene per combattere chi, chi abbracciando i propri figli, chi pregando, chi discutendo febbrilmente con gli altri su cosa stesse accadendo quella mattina. L'intera comunità si era radunata lì e il vociare si era fatto tanto intenso e acceso che solo l'arrivo del sindaco messer Picchio lo attenuò, perché tutti volevano una spiegazione, tutti volevano parole che dessero loro una flebile speranza. Anche se i più accorti già scuotevano la testa disillusi, sapendo quanti anni aveva passato messer Picchio a entrare e uscire senza grossi risultati dalle migliori case di cura, la maggior parte si radunò attorno a lui, in attesa che il capo di tutta la comunità si esprimesse, guidandoli in questo difficile e terrificante momento che non lasciava presagire nulla di buono.

— Fermi tutti — aveva intimato il sindaco — ci sono qua io, niente panico, ho io la soluzione! 

Il silenzio, carico di aspettativa, si era propagato sulle bocche di tutti i presenti, come fiamme sull'erba secca in un'afosa giornata d'estate.

— D'ora in avanti ci chiameremo Arx Captiva!


Benvenuti amici nel quinto episodio di Loot of Gatescrollwizard dungeon, l'avventura al sapore di amarena e panna adatta a tutta la famiglia: dai pargoli che possono trovare figure modello per crescere forti e sani, al nonno che dispone così di una valida alternativa ai cantieri e alla grappa.

Ci eravamo lasciati con le peripezie della cripta di Golden Axe, in cui Alucardo ha finalmente ritrovato lo spirito della sua amata Mina grazie all'anello della dinastia Stoker. Roba peso insomma.
Già in quell'occasione Alucardo aveva anticipato a Brutus e Ivrea come GateScrollWizard fosse un enorme dungeon in cui Dianlee, prigioniero nei meandri più profondi di esso, potesse in compenso riversare interi strati di realtà per potersene servire liberamente. Infatti, il livello in cui i nostri protagonisti stanno per avventurarsi è proprio un villaggio catturato e imprigionato in GateScrollWizard, senza che nessuno all'esterno ne abbia memoria.

Un triste destino davvero per i suoi abitanti, ma un'occasione più che ghiotta per il tuo party per riposare, rifocillarsi e fare il punto della situazione.

Quello che ti attende, lettore mio diletto, è un capitolo molto particolare di Loot of Gatescrollwizard Dungeon, pieno di novità e avvenimenti un po' diversi da quelli affrontati finora, ma, del resto, non poteva che essere altrimenti visto che ti trovi in un villaggio, una situazione particolarmente differente da quelle precedenti.
Il mio consiglio è di goderti il riposo e accettare le sfide che ti vengono poste, senza tirare a indovinare a casaccio, per non rovinarti l'esperienza, ma piuttosto scervellandoti per trovare una soluzione usando la logica e la perseveranza: questo è quello che Spock vorrebbe da te e la parola di Spock è legge. È quindi dicendoti "Lunga vita e prosperità" che ti auguro buona partita e buona permanenza ad Arx Captiva!


Che aspetti? Cominciamo, dai!
Carta, penna, cibo spazzatura: hai tutto?

Che l'avventura abbia inizio!