Ep.4 L'anello del Conte
"Se hai lasciato un lavoro in sospeso troppo tempo, fa' finta di niente".
(Gnorp il procrastinatore)
Brutus e Ivrea, i due protagonisti di questo racconto (questo è un racconto) fanno amicizia col pluricentenario abitante della grotta del lago, Alucardo Vladimir Stoker. Uno che assomiglia un po' a Dracula e infatti è un vampiro. Ma un vampiro buono e tormentato. Un vampiro buono e tormentato che aspettava proprio Brutus e Ivrea. Un vampiro buono e tormentato che aspettava proprio Brutus e Ivrea (ok basta) che nasconde una storia affascinante che lo lega a doppio filo ai nostri protagonisti, ai cloth di Gozer e a Dianlee.
Se non sai di cosa parlo forse devi giocarti i capitoli prima. Cominciamo malino, sarò onesto. Per chi invece sa di cosa parlo, tu sì, tu mi stai simpatico! E allora bentornati nel mondo incantato di Loot of Gatescrollwizard dungeon col quarto episodio "L'anello del Conte", dopo quasi due anni di inattività (2018-2019).
— Spiegamelo da capo.
Seduti al tavolo dopo aver condiviso una cena frugale (cos'abbia in casa da mangiare un vampiro, chiedete all'autore se gli va di spiegarvelo) (Nah... ndMe) i tre discutono sul da farsi e sul perché l'anello che Brutus ha trovato nel rifugio di RagNarok sia di qualche interesse per Alucardo.
(Bella la promo di Halloween, vero? Non ho un'immagine più adatta per la cena, quindi userò questa! ndMe)
— Spiegamelo da capo. Non ho capito.
— Ancora Brutus? — sospira Ivrea — Sarà la terza volta. Ho sonno.
— Sì, sei uno scimmione senza cervello, ma senza la pelle glabra e il profumo — aggiunge KITT.
Zuul, per gli amici KITT come in Supercar, è lo spirito che dimora nel cloth del Guardia di Porta, di cui Ivrea è diventata custode.
Lui e Alucardo, come abbiamo visto nell'episodio precedente, condividono ricordi di una vita in cui erano amici inseparabili.
— L'anello è un cimelio prezioso della dinastia Stoker, la dinastia a cui appartengo. Lo donai alla mia sposa, Mina, molti secoli fa.
— Secoli? Ma quanto sei vecchio?
— Brutus, se lo interrompi non capirai mai — sbadiglia Ivrea.
— Ho circa millenovecento anni. Anno più, anno meno. Gli avvenimenti di cui ho parlato hanno la stessa età.
— Millenovecento? Anche Mina ha la stessa età? Dov'è adesso? — incalza Brutus, versandosi dell'idromele.
— Ci risiamo — sospira KITT.
— Mina ha vissuto la sua vita, ma la mia sposa non cammina sulla terra su cui camminiamo da molti secoli ormai. Almeno da umana. Davo per disperso l'anello con lei.
— E invece ce l'avevi sotto gli OCCHI. E dire che non ne hai pochi. Ah! — blatera KITT versandosi un Vodka Martini.
— Noi tutti: io, Zuul o —ehm— come ama farsi chiamare da un po' "KITT"...
— KITT fa molto ruggenti anni '80.
Un sorriso malinconico fa capolino sul viso di Alucardo.
— Io, KITT, Mina, Vinz e Dianlee abbiamo una maledizione, dicevo. Ognuno a modo proprio certo, che ci lega indissolubilmente al mondo dei mortali. Ma noi tutti siamo morti, in un certo senso, e da molto tempo.
— Ehi, parla per te — blatera KITT smettendo di canticchiare per un attimo la sigla di Supercar ("Tara tara tara. Tara. Tara. Tara tara tara. Tara. Tara").
— Giusto, a proposito — interrompe Brutus — perché il mio cloth non è come quello di Ivrea? Anche io voglio un cloth parlante!
— Vinz potrebbe non manifestarsi mai se non troviamo prima la spada Whoyougonnacall.
— Ah, che invidia!
— Dov'è la spada? — chiede Ivrea versandosi della Burrobirra.
— Non sei troppo giovane per bere, tu?
— Non lo so ancora. Vi dico quel che so. Dianlee era il nostro capo fin da bambini. Io, Vinz, Zuul e lui. Sempre insieme, sin da piccoli. Col tempo la nostra amicizia crebbe e da ragazzi, pieni di ideali e sogni ambiziosi, formammo una brigata di avventurieri mercenari. Oh, se eravamo bravi. Tutti parlavano delle nostre gesta, quattro giovani talenti di animo nobile e temerario. Così ci descrivevano.
— Ah, che malinconia, Vlad...
— Fu così per molti anni, ma qualcosa tramava nell'ombra del nostro destino, qualcosa che ci avrebbe divisi e resi ciò che siamo. Avremo tutto il tempo per parlare di Dianlee, per il momento vi basti sapere che è un essere potente ma costretto a una solitudine che è in pratica una prigionia. Egli vive sul fondo di Gatescrollwizard, legato a esso da una maledizione. Una maledizione che conferisce, in cambio, certi spaventosi poteri. Dianlee è diventato letteralmente il dungeon master di questo posto. Può alterare magicamente senza limiti la struttura del dungeon e, cosa ben più spaventosa, trasportarvi all'interno intere aree dall'esterno.
— Cioè... materializza a suo piacimento strati di realtà... nel dungeon? È un potere... incredibile!
— È il caso del popolo evocatore delle grannies che avete già incontrato. Dianlee le deve aver portate qua per qualche scopo malvagio assieme al loro tempio. Il mondo esterno non ha memoria di ciò che gli viene sottratto da Dianlee — dice Alucardo versandosi un bicchiere di Tavernello.
— Gli scroll delle grannies, parlavano di un "Demone Grigio" — ricorda correttamente Ivrea — che ha risvegliato il male del fuoco oscuro, il golem.
— È lo spiegone! — farfuglia KITT versandosi del Chech'tluth, un liquore verde Klingon — E questo... è verde!
— Cosa voglia Dianlee è chiaro. La libertà. Cosa possa tramare per conquistarla, ammesso che sia possibile, mi è oscuro.
— Potrebbe... persino esserci mio fratello, qui in giro? — si domanda perplessa la chierica.
— Ehi, Iv non pensarci neanche per un secondo! — la incoraggia Brutus — Perché Dianlee avrebbe dovuto portare qua un bambino? Sono certo non sia qua prigioniero, vedrai che usciremo presto da qua e lo riabbraccerai!
— ...
— Dobbiamo proseguire. Noi tutti abbiamo le risposte che cerchiamo negli strati inferiori del labirinto. Dobbiamo cercare Dianlee. Ucciderlo. E liberare tutti i prigionieri di Gatescrollwizard restituendoli alle loro vite. Venite, è il momento di partire. Sotto la mia dimora si prosegue per un santuario in cui riposa tutta la mia dinastia. Il santuario di Golden Axe.
Dai cazzarola, versati da bere e cominciamo! Carta e penna alla mano, si parte!
□ Entra nella cripta di Golden Axe.
Non farti impressionare dal nome, ogni riferimento al gioco SEGA è casuale, ma, a ben guardare, voluto.